Le "Fake news" vengono ripetutamente tirate in ballo durante la crisi di Corona. Un gruppo di ricerca dell'MCI sta quindi studiando il modo in cui le persone possono proteggersi dalle fake news e verificare la credibilità delle informazioni. In generale, la scienza preferisce parlare di "disinformazione", perché gli studi attuali indicano che il termine "fake news" è spesso usato deliberatamente per danneggiare la credibilità dei media tradizionali.
Al momento, il gruppo di ricerca sta valutando la prima ondata dello studio, in cui sono stati interrogati 1024 austriaci sulle loro abitudini informative, tra le altre cose. Una seconda ondata seguirà a giugno. I primi risultati mostrano che le persone che si affidano ai social media per ottenere informazioni sul coronavirus sono significativamente meno informate e meno in grado di riconoscere la disinformazione in circolazione rispetto alle persone che utilizzano frequentemente i media tradizionali. "Per molte persone, le informazioni sui social media sono interessanti perché, ad esempio, alimentano la speranza che le cose tornino presto alla normalità", spiega Raffael Heiss, che ha guidato lo studio sull'MCI. Tuttavia, bisogna essere consapevoli delle reali intenzioni che si celano dietro i post. Spesso l'obiettivo è raggiungere il maggior numero di persone possibile o trasmettere messaggi politici. "Per questo è sempre importante verificare consapevolmente la fonte delle informazioni: Per esempio, chi c'è esattamente dietro un video che sta circolando su internet?" Come regola generale, se non è indicata alcuna fonte o se non la si conosce, si consiglia di essere prudenti.
Raffael Heiss conduce ricerche presso il Center for Social & Health Innovation (CSHI) dell'MCI, un centro di ricerca multidisciplinare sulla salute pubblica. Nel corso della crisi del COVID19 è stato creato un blog scientifico